Scendevamo ogni mattina alle dieci sulla spiaggia, io e il mio amico “Mano di Legno”, per guardare i culi delle famose ragazze di Rio. “Mano di Legno”: lo chiamavano così perché una mattina aveva avuto la inopportuna idea di fare il bucato dalla scialuppa di salvataggio, calata in acqua per l’occasione, e mentre insaponava le mutande, un pescecane intraprendente gli aveva mangiato la mano sinistra. “Un culo è un culo!” diceva lui. “Non sono d’accordo!” replicavo. E passavamo il tempo a disquisire sull’argomento, sdraiati al sole, circondati da culi brasiliani.